Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne

 


Nella giornata del 25 novembre, ci sarebbero tantissime cose da dire...

Forse però, un racconto più essere più efficace rispetto a tante parole, che spesso lasciano il tempo che trovano.

Condivido una storia pubblicata nel libro "A porte chiuse" edita dalla casa Edizioni2017.

Una raccolta di esperienze vissute o immaginate durante il primo lockdown di marzo 2020.

E proprio in quel periodo ci fu una escalation di violenza domestica, che il racconto "Dialogo con me stessa" cercherà di farvi vivere.

L'autore si chiama Cristian Silvestri, ma non si tratta di un caso di omonimia, fui io a scriverlo.

Buona lettura. 

Cristian Silvestri PSICOLOGIA SELF SERVICE 

 

  DIALOGO CON ME STESSA

 Quarantena: << periodo di segregazione e di osservazione al quale vengono sottoposti persone o cose, ritenuti in grado di portare con sé o trattenere i germi di malattie infettive.

Ho cercato la definizione sul dizionario, ne sentivo parlare da giorni in televisione. Leggendola, ho scoperto di essere in quarantena da circa dieci anni.

I parrucchieri chiusi? E l’estetista? No, nessuna novità.

E già da un po'che non vuole che mi depili. Se lo faccio, per lui significa che lo voglio tradire…

La tinta? Figuriamoci! I ristoranti, i locali, neanche me li ricordo più.

Come potrei uscire di casa, e giustificare il mio volto.

Ma poi cosa devo giustificare? Tanto lo sanno tutti ormai. E poi che vergogna a farmi vedere così…

No, no, meglio chiusa in casa. Forse sono l’unica a cui COVID19 non ha stravolto la vita.

Però, qualcosa l'ha cambiata anche nella mia di quotidianità.

Perché lui non va più al lavoro e adesso ce l’ho tutto il giorno in casa.

Ho perso anche quel poco tempo per me, dove potevo ingoiare i miei ansiolitici e buttarmi in quel sonno profondo, e sparire per un po’.

Il mio turno domani inizierà presto. La sua frustrazione, sarà scaricata tutta su di me. Mi augurerà il buongiorno col suo linguaggio: << sei una poco di buono, tu non vali nulla, non servi a niente>>.

Magari uno schiaffo perché c’è troppo zucchero nel caffè piuttosto che troppo poco.

Avrà tanto tempo per bere e per pensare.

Così alla sera, potrà sentenziare per bene, se mi sono comportata da “femmina seria” oppure no. A me cambia poco. Se mi va bene, la violenza è solo sessuale altrimenti… Ma io ormai non sento più la differenza.

Una novità c’è però, tutti i giorni alle 18:00. Le persone si affacciano alla finestra, e mettono l’inno nazionale. Questo me lo concedi anche a me.

Dunque io, la spalanco e faccio un respiro profondo. Provo ad incorporare tutta l’aria possibile. Ed ogni volta, mi auguro che l’aria sia infetta. Sperando che il virus mi devasti i polmoni, e finalmente mi liberi dalla quarantena.





Commenti

Post più popolari